Il Balivo era un uomo molto alto e di mezza età ma ancora piacente, gli ospiti avevano atteso almeno un paio d’ore perché era ad un impegno importante, salvo vederlo arrivare poi mentre ancora stava mangiando un pasticcino.
- Lewis
Deman Rigastro -
Venne annunciato dal paggio. Il primo cittadino bloccò l’assistente
sbarrandogli la strada con un braccio in modo da sorpassarlo ed
andare a salutare di persona gli ospiti. Strinse la mano a Jonas
fissandolo negli occhi con un sorriso stretto ed affabile, stessa
cosa fece con Kafraghas. Arrivato ad Artan, notando il moncherino, si
limitò soltanto a dargli un paio di pacche sulle spalle.
- Benvenuti
nella ridente Khaywan! -
Deman allargò le braccia così come il sorriso
- Oh
Beh, uhm, grazie -
Rispose Artan arricciando il labbro inferiore meditabondo, buttando
di tanto in tanto l’occhio al quartiere mercantile ed alle canne
fumarie in lontananza
Dopo
aver attraversato una schiera di uffici pieni di registri e pergamene
spesso troppo impolverate, gli ospiti furono condotti nella stanza
del Balivo. Il capo cittadino si sedette alla sua scrivania spostando
una pila di fogli accanto ad un vassoio per il cibo vuoto che da solo
occupava l’ultima porzione del ripiano. Il resto del mobile era
occupato da miniature di goblin simpatiche, ninnoli apotropaici e
materiale per la scrittura. A guardarlo bene anche il Balivo appariva
disordinato, sebbene gli abiti erano di alta foggia, il gambeson con
i colori cittadini che davano sul bianco e blu aveva una base verde,
il copricapo giallo e le scarpe rosse, dopo essersi fatto spazio con
i gomiti sulla scrivania, intrecciò le dita usando le nocche per
solleticarsi il naso e mettere a fuoco Kafraghas
- Mumble,
mumble, mumble -
Deman
meditava mugugnando appena, l’elfo lo sentiva ma faceva finta che
il fatto non era il suo.
- Aaaah,
un elfo vero -
Esordì non celando entusiasmo - Sono
sempre stato convinto sostenitore della vostra esistenza. Sappiate,
messer elfo, che siete a casa vostra qua -
- A
Balì veramente l’erfo sta sotto à nostra custodia -
Borbottò Artan cercando di evocare inesistenti doti diplomatiche
- Chist
m’ vo’ mett’r a faticà -
Rabbrividì Kafraghas da sempre avverso al lavoro facendo eco al
monco
- Veramente,
Balivo, l’elfo è nostro prigioniero per furto, lo portiamo alla
capitale per un giudizio dell’alto consiglio, data la sua natura -
Jonas cercò di mediare come poteva
- Furto?
Un elfo? - Deman
terminò le domande retoriche a bocca aperta
- Uanm’
“furto”, pe’ doje sasicce! -
Protestò Kafraghas
- Pure
se so du sarsicce, sempre furto è -
Artan assottigliò le palpebre, lapidario
- Salsicce? -
Deman spostò di scatto l’attenzione dal balestriere al barbaro
- Lo
hanno preso le guardie nel retrobottega del beccaio -
Tentò di spiegare Jonas gratticchiandosi la nuca nervosamente
- MA
nun c’ stev o’ prezz acopp’. Parev à gratiss! -
Protestò nuovamente il ladro
- Nun
c’entra che nun c’era er prezzo, allò te poi portà pure a’
sedia da’ taverna! -
Artan sbuffò dalle narici con forza
- Ma
lo capisce?! -
Deman si rivolse a Jonas mostrando i palmi e le righe sulla fronte
- Allicc’
o’ pisc? -
Gli fece eco Kafraghas scoppiando a ridere
- EH?! -
Il Balivo alternava uno sguardo confuso fra Artan ed il compagno
- A’
CAPOCCHI’! -
Fece il ladro guadagnandosi uno scappellotto dal proprio carceriere
- Mostra
rispetto per l’autorità, deficiente! -
Anche Jonas rincarò la dose
- Ma
siete sicuri sia un elfo?! -
Lewis si premeva le guance con le mani come a tenere la testa insieme
- Balivo,
niente. Sono i primi ad arrivare da Hops -
Palindor interruppe il siparietto fiondandosi nello studio senza
troppi complimenti, ma così com’era arrivato stava per andarsene,
fu il Balivo a riacchiapparlo con un richiamo.
- Grazie
capitano, vorrà dire che i nostri ospiti resteranno un po’ qui in
attesa -
E sventolò una mano congedando il militare
- Veramente… -
Artan accennò ad un’obiezione mentre ancora si muoveva sulla sedia
ma Deman prese a sventolare anche lui con la stessa mano
- Nono,
siete miei ospiti, insisto, un paio di giorni di riposo non potranno
farvi che bene. Il mio assistente vi accompagnerà nei vostri alloggi
e vi racconterà un po’ della città più bella delle tre ere! -
Effettivamente
il Balivo li aveva accomodati bene: Ogni componente del gruppo aveva
una stanza con un letto comodo, lenzuola pulite e credenza piena di
cibo e bevande. Stettero un intero giorno senza fare praticamente
nulla, i bambini furono condotti in una struttura dove poter stare
con i loro coetanei e ricevere assistenza, mentre Artan e Jonas
camminavano nervosamente per i corridoi dell’alloggio scambiandosi
occhiatacce con alcuni soldati di guardia lì presenti.
- Nollosò
capitano, io vorrei andare via -
Ma
Artan non sapeva bene cosa rispondere al sottoposto, lo condusse
nella sala comune e si sedettero insieme alla tavolata da pranzo con
una birra davanti.
Kafraghas
dal canto suo passò la maggior parte del tempo a dormire e mangiare.
Il sonno veniva conciliato sia dalla stanchezza accumulata che dal
vino ingurgitato senza lesinare, e più ne portavano tanto ne veniva
ingerito.
Artan
sollevò le terga dalla panca e si avviò alla porta lasciando Jonas
a risalire le scale, il balestriere occupò la stanza del superiore,
frontale a quella dell’elfo. Il monco se ne andò a spasso per
Khaywan seguendo la strada indicata da un soldato su di una garitta.
Raggiunse un casermone e fu in breve ricevuto da Palindor.
- Il
generale non ha nulla in contrario, ma vi conviene? -
Mormorò l’anziano soldato verso il barbaro mentre armeggiava con
un documento - Partire
subito in mezzo ai territori dove girano le tribù dei goblin? -
Artan
si strinse nelle spalle - Nun
me pare che li gobbli ve stanno a dà probblemi -
Constatò quasi con una sorta di innocenza. Palindor inspirò
profondamente e si prese qualche secondo - Se
tu e Jonas volete tentare di proseguire ad est, liberi di provarci,
sapete il fatto vostro, ma quei piccoli bastardi sono talmente
numerosi che non punterei un ottone su di voi, capitano -
Il
barbaro si congedò con un mugugno dopo aver annuito accondiscendente
prima di voltarsi sui suoi passi. Quando fu lontano dalla visuale
della caserma tagliò per un vicolo puntando verso il muro di cinta
più vicino. Attraversò un sudicio quartiere povero dove in una
struttura fatiscente era stata allestita una mensa dei poveri, tanta
la calca che ebbe difficoltà a passare. Arrivato alle mura di cinta
vide uno di quegli edifici che facevano da trono a delle canne
fumarie di proporzioni titaniche. Avvicinandosi notò che il luogo
emanava un calore intenso ed una puzza di metallo combusto, una
guardia però gli impedì di entrare ed il soldato fu costretto a
voltar il capo al cavallo e tornare ai suoi alloggi.
Jonas
era ancora seduto sul letto di Artan, piegato ad appoggiare il busto
con i gomiti sulle cosce ed il capo sulle dita intrecciate. Lo
sguardo vispo del balestriere era fisso sulla porta e quando il
capitano entrò pareva quasi attraversarlo.
- Sta
a dormì? -
Borbottò il monco
- A-Ahn -
Annuì l’altro
-
Ma
porcoddue, è tutto il giorno! -
Il monco chiuse la porta alle sue spalle, Jonas sollevò lo sguardo
senza muovere un muscolo, incrociando quello del superiore che
proseguì - E
guardie nun so’ p’a protezione… -
Espirò lentamente
- Ma
per tenerci sotto controllo -
Mormorò il biondo annuendo lentamente
- ‘Sto
Deman me sa che se sta a vennere l’erfo -
Artan lanciò uno sguardo alla porta come per l’improvviso timore
di qualcosa
- Seppure
dovesse arrivare il Tenente, faranno in modo di farlo proseguire -
Jonas si alzò ed osservò l’altro, in attesa
- Uhff -
Sbuffò il barbaro - Prima
à palude, mo’ sta Khaywan, annamo a parlà co’ Kaf e vedemo come
s’à potemo scappottà -
Uscirono
dalla stanza con i sensi allertati, notarono lo scricchiolare della
porta, la puzza di muffa sotto gli arazzi, i candelabri poco puliti,
la veste di polvere sull’ostentata opulenza. Gli occhi del
balestriere inquadrarono le guardie che giocavano con delle carte in
fondo al corridoio, appoggiandosi su di un tavolino, la manona del
capitano spinse la porta della camera dove alloggiava l’elfo.
L’uomo corrugò la fronte preparandosi ad uno scatto d’ira già
solo a sentire la puzza d’alcol e la confusione in camera. Si
avvicinò al letto dove l’elfo era sprofondato nel sonno sotto le
coperte, afferrò il lenzuolo e le strappò via pronto a regalargli
un pessimo risveglio.
Kafraghas
era sparito.
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