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Ciao a tutti! Questo sarà un post in evidenza che aggiornerò man mano che il Romanzo FantaSì verrà composto. Prima di iniziare volevo in...

sabato 9 febbraio 2019

Capitolo 3: Il Villaggio di Khaywan - PARTE 3



Il Balivo era un uomo molto alto e di mezza età ma ancora piacente, gli ospiti avevano atteso almeno un paio d’ore perché era ad un impegno importante, salvo vederlo arrivare poi mentre ancora stava mangiando un pasticcino.

Lewis Deman Rigastro - Venne annunciato dal paggio. Il primo cittadino bloccò l’assistente sbarrandogli la strada con un braccio in modo da sorpassarlo ed andare a salutare di persona gli ospiti. Strinse la mano a Jonas fissandolo negli occhi con un sorriso stretto ed affabile, stessa cosa fece con Kafraghas. Arrivato ad Artan, notando il moncherino, si limitò soltanto a dargli un paio di pacche sulle spalle.

Benvenuti nella ridente Khaywan! - Deman allargò le braccia così come il sorriso
Oh Beh, uhm, grazie - Rispose Artan arricciando il labbro inferiore meditabondo, buttando di tanto in tanto l’occhio al quartiere mercantile ed alle canne fumarie in lontananza

Dopo aver attraversato una schiera di uffici pieni di registri e pergamene spesso troppo impolverate, gli ospiti furono condotti nella stanza del Balivo. Il capo cittadino si sedette alla sua scrivania spostando una pila di fogli accanto ad un vassoio per il cibo vuoto che da solo occupava l’ultima porzione del ripiano. Il resto del mobile era occupato da miniature di goblin simpatiche, ninnoli apotropaici e materiale per la scrittura. A guardarlo bene anche il Balivo appariva disordinato, sebbene gli abiti erano di alta foggia, il gambeson con i colori cittadini che davano sul bianco e blu aveva una base verde, il copricapo giallo e le scarpe rosse, dopo essersi fatto spazio con i gomiti sulla scrivania, intrecciò le dita usando le nocche per solleticarsi il naso e mettere a fuoco Kafraghas

Mumble, mumble, mumble -

Deman meditava mugugnando appena, l’elfo lo sentiva ma faceva finta che il fatto non era il suo.

Aaaah, un elfo vero - Esordì non celando entusiasmo - Sono sempre stato convinto sostenitore della vostra esistenza. Sappiate, messer elfo, che siete a casa vostra qua -

A Balì veramente l’erfo sta sotto à nostra custodia - Borbottò Artan cercando di evocare inesistenti doti diplomatiche
Chist m’ vo’ mett’r a faticà - Rabbrividì Kafraghas da sempre avverso al lavoro facendo eco al monco
Veramente, Balivo, l’elfo è nostro prigioniero per furto, lo portiamo alla capitale per un giudizio dell’alto consiglio, data la sua natura - Jonas cercò di mediare come poteva
Furto? Un elfo? - Deman terminò le domande retoriche a bocca aperta
Uanm’ “furto”, pe’ doje sasicce! - Protestò Kafraghas
Pure se so du sarsicce, sempre furto è - Artan assottigliò le palpebre, lapidario
Salsicce? - Deman spostò di scatto l’attenzione dal balestriere al barbaro
Lo hanno preso le guardie nel retrobottega del beccaio - Tentò di spiegare Jonas gratticchiandosi la nuca nervosamente
MA nun c’ stev o’ prezz acopp’. Parev à gratiss! - Protestò nuovamente il ladro
Nun c’entra che nun c’era er prezzo, allò te poi portà pure a’ sedia da’ taverna! - Artan sbuffò dalle narici con forza
Ma lo capisce?! - Deman si rivolse a Jonas mostrando i palmi e le righe sulla fronte
Allicc’ o’ pisc? - Gli fece eco Kafraghas scoppiando a ridere
EH?! - Il Balivo alternava uno sguardo confuso fra Artan ed il compagno
A’ CAPOCCHI’! - Fece il ladro guadagnandosi uno scappellotto dal proprio carceriere
Mostra rispetto per l’autorità, deficiente! - Anche Jonas rincarò la dose
Ma siete sicuri sia un elfo?! - Lewis si premeva le guance con le mani come a tenere la testa insieme

Balivo, niente. Sono i primi ad arrivare da Hops - Palindor interruppe il siparietto fiondandosi nello studio senza troppi complimenti, ma così com’era arrivato stava per andarsene, fu il Balivo a riacchiapparlo con un richiamo.

Grazie capitano, vorrà dire che i nostri ospiti resteranno un po’ qui in attesa - E sventolò una mano congedando il militare
Veramente… - Artan accennò ad un’obiezione mentre ancora si muoveva sulla sedia ma Deman prese a sventolare anche lui con la stessa mano
Nono, siete miei ospiti, insisto, un paio di giorni di riposo non potranno farvi che bene. Il mio assistente vi accompagnerà nei vostri alloggi e vi racconterà un po’ della città più bella delle tre ere! -

Effettivamente il Balivo li aveva accomodati bene: Ogni componente del gruppo aveva una stanza con un letto comodo, lenzuola pulite e credenza piena di cibo e bevande. Stettero un intero giorno senza fare praticamente nulla, i bambini furono condotti in una struttura dove poter stare con i loro coetanei e ricevere assistenza, mentre Artan e Jonas camminavano nervosamente per i corridoi dell’alloggio scambiandosi occhiatacce con alcuni soldati di guardia lì presenti.

Nollosò capitano, io vorrei andare via -

Ma Artan non sapeva bene cosa rispondere al sottoposto, lo condusse nella sala comune e si sedettero insieme alla tavolata da pranzo con una birra davanti.

Kafraghas dal canto suo passò la maggior parte del tempo a dormire e mangiare. Il sonno veniva conciliato sia dalla stanchezza accumulata che dal vino ingurgitato senza lesinare, e più ne portavano tanto ne veniva ingerito.

Artan sollevò le terga dalla panca e si avviò alla porta lasciando Jonas a risalire le scale, il balestriere occupò la stanza del superiore, frontale a quella dell’elfo. Il monco se ne andò a spasso per Khaywan seguendo la strada indicata da un soldato su di una garitta. Raggiunse un casermone e fu in breve ricevuto da Palindor.

Il generale non ha nulla in contrario, ma vi conviene? - Mormorò l’anziano soldato verso il barbaro mentre armeggiava con un documento - Partire subito in mezzo ai territori dove girano le tribù dei goblin? -

Artan si strinse nelle spalle - Nun me pare che li gobbli ve stanno a dà probblemi - Constatò quasi con una sorta di innocenza. Palindor inspirò profondamente e si prese qualche secondo - Se tu e Jonas volete tentare di proseguire ad est, liberi di provarci, sapete il fatto vostro, ma quei piccoli bastardi sono talmente numerosi che non punterei un ottone su di voi, capitano -

Il barbaro si congedò con un mugugno dopo aver annuito accondiscendente prima di voltarsi sui suoi passi. Quando fu lontano dalla visuale della caserma tagliò per un vicolo puntando verso il muro di cinta più vicino. Attraversò un sudicio quartiere povero dove in una struttura fatiscente era stata allestita una mensa dei poveri, tanta la calca che ebbe difficoltà a passare. Arrivato alle mura di cinta vide uno di quegli edifici che facevano da trono a delle canne fumarie di proporzioni titaniche. Avvicinandosi notò che il luogo emanava un calore intenso ed una puzza di metallo combusto, una guardia però gli impedì di entrare ed il soldato fu costretto a voltar il capo al cavallo e tornare ai suoi alloggi.

Jonas era ancora seduto sul letto di Artan, piegato ad appoggiare il busto con i gomiti sulle cosce ed il capo sulle dita intrecciate. Lo sguardo vispo del balestriere era fisso sulla porta e quando il capitano entrò pareva quasi attraversarlo.

Sta a dormì? - Borbottò il monco
A-Ahn - Annuì l’altro
- Ma porcoddue, è tutto il giorno! - Il monco chiuse la porta alle sue spalle, Jonas sollevò lo sguardo senza muovere un muscolo, incrociando quello del superiore che proseguì - E guardie nun so’ p’a protezione… - Espirò lentamente
Ma per tenerci sotto controllo - Mormorò il biondo annuendo lentamente
- ‘Sto Deman me sa che se sta a vennere l’erfo - Artan lanciò uno sguardo alla porta come per l’improvviso timore di qualcosa
Seppure dovesse arrivare il Tenente, faranno in modo di farlo proseguire - Jonas si alzò ed osservò l’altro, in attesa
Uhff - Sbuffò il barbaro - Prima à palude, mo’ sta Khaywan, annamo a parlà co’ Kaf e vedemo come s’à potemo scappottà -

Uscirono dalla stanza con i sensi allertati, notarono lo scricchiolare della porta, la puzza di muffa sotto gli arazzi, i candelabri poco puliti, la veste di polvere sull’ostentata opulenza. Gli occhi del balestriere inquadrarono le guardie che giocavano con delle carte in fondo al corridoio, appoggiandosi su di un tavolino, la manona del capitano spinse la porta della camera dove alloggiava l’elfo. L’uomo corrugò la fronte preparandosi ad uno scatto d’ira già solo a sentire la puzza d’alcol e la confusione in camera. Si avvicinò al letto dove l’elfo era sprofondato nel sonno sotto le coperte, afferrò il lenzuolo e le strappò via pronto a regalargli un pessimo risveglio.

Kafraghas era sparito.






domenica 3 febbraio 2019

Capitolo 3: Il Villaggio di Khaywan - PARTE 2


- Calma, Calma - Palindor teneva le mani in bella mostra sventolandole appena appena muovendo le dita libere, lo sguardo era fisso sulla punta sagomata del dardo di Jonas che già avvertiva passare la cotta di maglia come il burro. Il soldato di Khaywan restò per qualche secondo a fissare i due, che al contempo si scambiarono un paio di rapide occhiate fino a quando i muscoli si rilassarono.

- Non c’è bisogno di passare alle armi, elfo, saltimbanco o cos’altro, basta che non è un bandito e che voi di Hops garantiate per lui e per me non c’è problema - Bofonchiò il capitano mentre seguitava ancora ad avvicinarsi a Kafraghas che era intento a rivestirsi nuovamente da viaggiatore - E comunque, elfo, per me non c’è problema - Il soldato pronunciò quelle parole tossicchiando, le gote un po’ arrossate - Io non faccio tante distinzioni, cioè, come dire - Portò la mano dietro la nuca grattando nervosamente - Sono capace di vedere il bello in ogni dove, se qualcosa mi piace, ecco, mi piace! -

Jonas mise via la balestra ed adocchiò il prigioniero, aveva i denti serrati ed un sorrisone sornione. Kafraghas borbottò qualcosa e tirò dritto passando attraverso i due uomini in arme con qualche mannaggia a Jeppson di qua e mannaggia la colonna di là, raggiungendo il gruppo.

La compiacenza di Palindor nei confronti dell’inganno smascherato aiutò la compagnia a muoversi senza troppi intoppi, più avanzavano però, più il paesaggio sembrava cambiare. La contrastante marea verde che mescolava pianure e foreste ai piedi della catena montuosa rivolta ai territori prossimi ad Hops lasciò il posto a dei colori meno saturati, i fili d’erba tendevano a spezzarsi sotto le suole e rimanere schiacciati senza elasticità, mentre il terreno risultava più polveroso e facile da percorrere.

Ormai prossimi a Khaywan, si ritrovarono sotto un sole anemico nascosto dietro nubi stranamente scure, all’orizzonte pareva esservi un incendio che in tardo pomeriggio non si rivelò altro che le luci cittadine in lontananza, attorniate da una serie di canne fumarie alte come trabucchi che vomitavano nell’aria il loro carico di veleno. Quando Artan agganciò la catena i goblin erano già in bella vista davanti alle porte della città.

- Ahò ma che è, n’assedio - Scattò verso Palindor che però si limitò a scuotere il capo
- No, sono la “popolazione di riserva” - Si limitò a spiegare al barbaro

Kafraghas attraversò le porte affiancato da Jonas che quasi lo teneva sottobraccio senza però preoccuparsi di tenerlo sotto tiro, i bambini seguivano i due con aria intimorita restando nel perimetro disegnato dai soldati, quelli di Khaywan non parevano eccessivamente preoccupati dei goblin.

La città si presentava come un agglomerato urbano che tendeva a svilupparsi verso l’alto, le porte cittadine davano in un quartiere mercantile che era la bocca di comunicazione con il mondo esterno, al suo interno era facile vedere persone attorniate da guardie che davano vari comandi ai goblin. Gli esserini verdi, con la faccia furba e contraddistinti da un odore nauseabondo, non erano molto robusti fisicamente ma risultavano comunque adatti a svolgere ogni tipo di bassa mansione. Le guardie, tutti umani, erano particolarmente attenti sui movimenti di quelle creature e non lesinavano in scudisciate che a volte erano talmente gratuite che Jonas dovette trattenersi dal prendere a pugni un fabbro che era arrivato a tenere il goblin sotto lo stivale, la creaturina implorava perdono nella sua lingua strana e gutturale, ma l’uomo pareva essere sordo ad ogni compassione.

Successivamente passarono al quartiere residenziale, aveva un’architettura semplice e lineare, razionale ma di gusto, dava l’idea di grossi blocchi sviluppati in altezza in cui la vita poteva essere organizzata in maniera ordinata, l’unica pecca, a parte le scale da fare ovunque, era la sporcizia agli angoli delle strade che stonava in una zona che pareva essere riservata alla parte bene della popolazione.

Arrivarono infine davanti ad un edificio che li ospitò sotto un colonnato, un’ala era crollata e chiusa al pubblico mentre quella specularmente opposta pullulava di funzionari che parlavano freneticamente fra di loro mentre camminavano. Palindor fece un cenno ad Artan e questi si fermò, poi si lasciò andare in un sospiro - E va bene, andiamo a vedere se il tenente Felix è passato di qui prima di voi - Ed espirò con aria rassegnata mentre saliva il primo gradino, per poi voltarsi e congedare i suoi soldati.

- Artan per favore, intanto che controllo attendi qui, il Balivo vuole accogliere di persona ogni autorità esterna che giunge -

Palindor non attese risposta e sparì in quell’edificio, nonostante l’apparente sicurezza del luogo i bambini erano irrequieti, non solo per i goblin ma anche perché, sollevando il capo, videro che il quartiere residenziale era circondato da una cinta di edifici da cui partivano quelle altissime canne fumarie, la città sembrava una gabbia con delle sbarre nere.