Post in evidenza

INDICE DI LETTURA E RIFERIMENTI UTILI

Ciao a tutti! Questo sarà un post in evidenza che aggiornerò man mano che il Romanzo FantaSì verrà composto. Prima di iniziare volevo in...

sabato 19 gennaio 2019

CAPITOLO 2 - Parte 4: Le Paludi - FINE CAPITOLO


- È arrivato il momento, andiamo a prenderlo!

Ma le streghe, andando per avvicinarsi alla botola, videro che il loro prigioniero era libero ed assolutamente tranquillo e le aspettava tenendosi appoggiato ad una credenza con il gomito. La casacca dell’elfo era parzialmente slacciata fino allo sterno cadeva morbida infilandosi vaporosamente nei pantaloni che erano stati tirati un po’ su nelle inguini, favorendo la mobilità di un’anomala, gonfia ed ondeggiante erezione che puntava trasversalmente appena verso il basso. Le megere puntarono subito, con enorme sorpresa, quella strana condizione e Kafraghas notando lo sguardo, diede due colpi di bacino per far ondeggiare il “batacchio”

- Tè tèèèèè, guardat ccà

L’elfo aveva un sorrisone soddisfatto e malizioso, intanto il suo corpo continuava a muoversi facendo ondeggiare ritmicamente più di venti centimetri di fallico all’interno dei pantaloni, al di sotto del quale aveva anche una sorta di sacca di pari importanza.

- Tè tèèèè, teng nu cazz che è quant è sta casa!

La megera con il capo completamente incappucciato allargò un braccio per bloccare la sorella più grassa e quella col cappello rosso.

- Come hai fatto a liberarti - Ringhiò la strega diffidente - Non lasciamolo scappare! -
Kafraghas a quelle parole inarcò un sopracciglio e si tolse dalla credenza, andando a portare le mani in avanti come segnale di calma

- We weee, signò, aspiett n’attim, arraggiunamm n’ziem!

La più grossa andò a grattarsi la tempia con l’indice - Cos’è che sta dicendo? - Borbottò insicura
- Non solo è scappato, vuole pure ragionare! - Rispose l’incappucciata
- Sentiamo cos’ha da dire - Aggiunse poi quella col cappello e con il multi-occhio a cuoricini sventolando ambo le mani verso le sorelle
- Cosa vuoi dire prima che ti incenerisca? - Incalzò la prima arrabbiata verso il prigioniero

- Allò - Tossicchiò Kafraghas - Ije m’aggiu liberato, vabbuò? - Con tono calmo ed accomodante, guardandole a turno annuire
- Embè, stev abbasci a chillu scantinat, invece e me ne fuì so rimast cà -
Le streghe annuirono di nuovo, effettivamente era rimasto lì invece di scappare
- Ce stev chella fenestr n’gopp llà, me ne fujev e me ne stev a cas tranquillo tranquillo, invece so rimast ccà -
Le megere si guardarono tra di loro rimbalzandosi la domanda fra gli sguardi – è ovvio che l’elfo sarebbe potuto scappare dalla finestra nel seminterrato.
- O’ sapite pecché? - Kafraghas colse quella domanda al balzo attirandosi gli sguardi - Embè, me piacit tropp assaje!

- Ti piacciamo - Borbottò la prima incrociando le braccia scettica, la sorella col cappello rosso saltellava di gioia mentre la più grossa si fece strada fra le due indicandosi - Tutte e tre?! -
L’elfo annuì
- Ne deve scegliere una, non puoi stare con tutte e tre! - Quella col cappello rosso cominciò ad innervosirsi, rivolgendosi alla sorella cicciona
- E perché dovrebbe sceglierne solo una? - Rispose quella col cappuccio
- Non è che “deve sceglierne una” - Quella con il cesto di vimini in faccia si piegò in avanti - Ma deve scegliere QUELLA GIUSTA, vero, SORELLINA? - Con visibile stizza, si rivolse verso la strega col cappello rosso che si pose davanti alle sorelle
- Sono stata io a reclamare quest’elfo ai miei piaceri per prima, è mio!, voi l’avreste semplicemente mangiato per compiere il rituale in fretta e furia, mentre invece non è detto che l’unione con lui nella carne debba avvenire per forza attraverso la digestione! -
- Ogni rituale di evocazione prevede l’unione per cannibalismo! - Protestò quella con la macabra collana
- Beh, però ha ragione, potremmo provare, e nel caso non dovesse funzionare ci saremmo divertite, sono secoli che.. – L’ultima lasciò la frase in sospeso, lasciando intendere
- WEWE - Esclamò Kafraghas mentre si strusciava lascivamente con la protuberanza contro la credenza - Povera piccerella, è nu sacc ‘e tiemp ca nun te faje na pellecchia? Vien addu l’elfett tuoje, ce penz ije, T’PIAC O’ TOZZABANCON EH?! - Concludendo con dei bacetti soffiati.

- NON TI PERMETTERE! - La strega col cappello rosso cominciò ad andare su tutte le furie mentre da ogni piega del corpo fuoriusciva una sorta di vapore nero che gelava l’aria intorno a sé - TU SEI MIO, E MIO SOLTANTO! - Concluse muovendo qualche passo verso il prigioniero prima di venire letteralmente incenerita sotto lo sguardo sgranato dell’elfo, davanti a cui restò soltanto un mucchio di cenere con su poggiato il copricapo, i resti della megera fecero da telone calato davanti alla strega più grossa che cominciò ad incedere verso il prigioniero intanto che il suo potere saettava iracondo con delle lingue di fuoco.

- Marònn! - Esclamò Kafraghas facendo un balzo indietro
- Vieni qui! - Replicò la strega con il cesto di vimini in faccia, dirigendosi verso di lui
- Smettila stupida! - Gracchiò infine quella col cappuccio e la tetra collana, schioccando un incantesimo con le dita che fece a pezzi la sorella rimasta - Adesso me lo pappo io questo elfo! - e scoppiò in una crudele risatina

- Ma staje for! E ‘ccis a soreta! - Kaf non sapeva più che pesci pigliare, si guardava intorno come un forsennato alla ricerca di una via d’uscita quando, con suo sommo stupore, la strega con il cappello rosso si ricompose dalle ceneri sotto il copricapo che la caratterizzava. Questa si voltò verso la sorella e presa dall’ira le vomitò addosso una melma verde che la sciolse, lasciando integra soltanto la collana.

- Amore, vieni con me prima che si rigenerino, presto! - La megera cominciò a saltellare verso la sua preda ma fu bloccata dal braccio mozzo di quella fatta a pezzi, sia per la stretta ed un po’ anche per il sangue, cadde a terra. L’altro grosso e grasso arto prensile si librò a mezz’aria partendo a razzo verso Kafraghas, questi riuscì a schivare con difficoltà dato che fu colto alla sprovvista, optando infine per una fuga disordinata in giro per la stanza con il braccio che gli stava alle calcagna. La megera caduta a terra decise di rialzarsi e correre anche lei dietro l’oggetto del desiderio, non ebbe bisogno di liberarsi, con un incanto non pronunciato prese a saltellare con la gamba libera dietro l’elfo, mentre l’altra intrappolata non faceva altro che allungarsi a dismisura rendendo la scena ancora più caotica.

Kafraghas seguiva a correre con le lacrime agli occhi mentre il “batacchio” artificiale celato nei pantaloni ondeggiava vistosamente, causandogli anche non poco dolore date le imprecazioni rivolte continuamente verso il povero Jeppson.

- Sant’Antonij, San Pascàle, San Giusèpp, San Gennàr, San Giuànn - Le invocazioni dell’elfo in quella situazione rimbombavano per tutta la sala, la megera con il cappuccio si fermò a vagliare una rassegna mentale per cercare di identificare quelle strane divinità anche se le altre due poco si curavano di loro, quella col cappello rosso insisteva nel voler afferrare Kafraghas ed intanto dietro entrambi si avvicinava l’imminenza della presa.

Ad un tratto, durante la corsa, l’elfo si slacciò le brache scoprendo un pezzo di legno con due patate poste alla base, il primo fu afferrato e lanciato verso la strega che lo inseguiva - ACCHIAPP TE’, STU TOZZABANCON E’ DEDICAT A TE! - E la megera letteralmente si tuffò a prenderlo per annusarlo, anche Kafraghas cadde inciampando sulla gamba allungata della strega. Durante la caduta, l’elfo approfittò della posizione frontale per lanciare le patate verso la strega fatta a pezzi, lasciando spazio al braccio mozzo che non ebbe più ostacoli finendo a schiantarsi proprio in faccia alla sua proprietaria. Il cesto di vimini colpito dalla manona andò in frantumi e la strega cadde all’indietro, lanciò un urlo disumano udibile da ogni parte della palude mentre le carni ribollivano e si scioglievano scomparendo, le sue sorelle si fermarono e puntarono l’elfo che ebbe davanti a sé lo scheletro carbonizzato di quel cesto che copriva il volto della megera.

- L’HAI UCCISA! -
Gridarono le due rimaste all’unisono.

Dapprima un grosso punto interrogativo si dipinse sul volto del prigioniero - L’aggiu accis? - si domandò perplesso, ma poi si ricordò di essere braccato e con decisione si tolse i pantaloni tenendo lo sguardo affilato sulle streghe che si avvicinavano mentre un’aura oscura, simile a del fumo, cominciava ad uscire dai pori della loro pelle. Kafraghas mosse qualche passo indietro e si accovacciò, ma quando la strega con l’occhio a bubbone gli corse incontro, l’elfo si alzò di scatto tirando a sé la gamba allungata e facendo in modo di far cadere la megera all’indietro, come con un contraccolpo. La manovra improvvisa fece volare il copricapo rosso che si ritrovò a mezz’aria davanti al prigioniero che fu colpito da un calcio in rovesciata dal collo del piede nudo elfico e spedì l’indumento dritto nel calderone che bolliva.

Kafraghas ci aveva visto giusto, i danni che il liquido bollente infieriva al copricapo si ripercuoterono sulla vecchia la cui pelle cominciò a diventare incandescente, questa lanciò un grido di dolore disperato e finì addirittura con il tuffarsi all’interno del calderone per cercare di recuperare il proprio oggetto totem. L’elfo vedendo il risultato fu attraversato da un moto di gioia - EVVAI! SO PROPRJ HAMSIKK! - ed approfittò della distrazione dell’ultima avversaria per fiondarsi nuovamente nello scantinato dov’era in gabbia.

- BASTARDO! MALEDETTO! – La strega inveiva avvelenata, la nube del suo potere si era talmente espansa che tutta la magione era immersa in una nebbia oscura. Ella ormai si muoveva senza nemmeno camminare, levitando a mezz’aria avendo la parte inferiore del corpo che era un tutt’uno con la manifestazione del suo potere oscuro. Davanti alla maga, una volta scesa nel seminterrato, apparve la figura dell’elfo con il perizoma di pelle in bella mostra che le faceva i gestacci con la lingua e tirandosi la natica con una mano, visione che fece ancora più infuriare la megera che scagliò un fulmine violaceo contro la sagoma mandandola in mille pezzi.

Una mano affusolata uscì dalle ombre andando a scippare la collana della strega che stava ancora sorpresa dal vedere centinaia di pezzi di vetro sparsi in giro, non ebbe modo di recuperare il proprio oggetto totem che Kafraghas cominciò a sbattere quella collana col braccino mozzato in giro, contro le travi di legno, ed insieme ad essa anche la strega prendeva colpi su colpi. L’elfo poi si precipitò verso la tenda che divideva il magazzino, scoprendola - Criaturi! Saglit n’gopp! -
I bambini non reagirono, stavano semplicemente imbambolati a guardare il loro salvatore senza capire.
- Mannacci a Jeppson, comm se dice in comune. Criaturi, guagliù, piccirilli, saglite n’gopp, fuitevenne, FUORA! - Indicando anche con la mano verso le scale. I giovani prigionieri si fiondarono prima verso la botola, poi restarono interdetti come se fosse la prima volta che vedevano la sala che conteneva il calderone da cui ancora uscivano urla di dolore ed anatema. L’elfo si mise a capo del gruppo guidando i ragazzini verso l’uscita mentre alle loro spalle l’intera casa cominciò ad assumere le sembianze di un mostro tentacolare. I piani superiori sembravano trasformarsi in una sorta di testa da mollusco con la bocca fatta di spire con ventose ed ai lati si aprirono, enormi, due ali di pipistrello. La nebbia dell’abitazione adesso copriva l’intera creatura ed al centro di essa capeggiava l’ultima megera, Kafraghas si girò un istante per vedere e se ne pentì, sia per la visione orribile, anche perché stava andando a sbattere contro un’altra creatura dall’aspetto simile e l’odore nauseabondo. Questa quando vide l’elfo schiuse le fauci come se volesse attaccarlo nonostante avesse ancora la palla chiodata piantata nel cranio, intanto il fuggitivo d’istinto lanciò la collana che teneva ancora chiusa in una mano contro la nuova creatura cavalcata da Artan che cercava di far rinvenire Jonas collassato per lo spavento e l’assurdità della situazione. Il grosso soldato, troppo esterefatto nel visionare quella tela composta da un mostro terribile, titanico e gigantesco sullo sfondo con in primo piano un elfo in perizoma circondato da dei ragazzini, non si accorse che la sua cavalcatura improvvisata cominciò a masticare ed ingurgitare l’oggetto totem della megera. Distrutto anche il braccino, la vecchia cominciò a dissolversi come se non le fosse più possibile tenere insieme la nebbia oscura, e con essa fece la medesima fine anche il mostro mentre la magione sotto di loro cominciava a crollare.
- WE, SCITET, AMMA FUI’ - Urlò Kafraghas ad Artan esortandolo ad aiutarlo a caricare i ragazzini sulla cavalcatura, il soldato si riprese accollandosi un paio di bimbi, spronando il mostro che aveva fortunosamente addomesticato a correre via.


Nessun commento:

Posta un commento