Passarono un paio di giorni come sospesi in una bolla statica. Il terreno morbido accarezzava le suole con ciglia verdi, solleticando le caviglie con numerosi fiorellini profumati e dai colori vivi. Alcune varietà di uccelli stagionali intonavano dei canti portati da una piacevole brezza che mitigava la morsa del sole. La luce era brillante ed accentuava l'affresco del paesaggio circostante, i monti offrivano non solo uno spettacolo multiforme da ammirare, con le loro rughe in bella vista, ma anche un solido punto di riferimento per orientarsi in quelle lande.
La compagnia marciava in silenzio, Artan chiudeva la fila tenendo l’occhio fisso all'orizzonte ma con l’attenzione sui bambini che gli camminavano davanti. Ad aprire la strada vi era un Kafraghas borbottante che si muoveva sotto minaccia della balestra di Jonas. La mostruosa cavalcatura dei soldati si era dissolta insieme alla megera la sera prima, quindi il gruppo proseguiva a piedi. Il viaggio non costava fatica, i soldati avevano sufficienti razioni per tutti ed il pensiero del pericolo scampato rendeva quella piccola fatica qualcosa di addirittura piacevole.
Il monco ricordava che da quelle parti vi era il villaggio di Khaywan, oltre il nome nulla conosceva di quel luogo ma quantomeno rappresentava un porto civilizzato dove poter chiedere aiuto alle autorità del luogo. In quella situazione i militari sapevano benissimo cosa fare per potersi coordinare in qualche modo con la parte del gruppo dispersa. Di avamposto in avamposto verso la località finale avrebbero lasciato notizie ai loro colleghi locali sulla loro provenienza e dove fossero diretti, così avrebbe fatto anche il tenente o chi per esso per poter lasciare una traccia su dove proseguire e dare una stima dei tempi. Per chi si fosse trovato avanti sulla tabella di marcia sarebbe stato consono rallentare e procedere con più calma, mentre chi seguiva avrebbe accelerato il passo optando per un’andatura più spedita così da far assottigliare le possibilità di rincontrare la parte del gruppo dispersa.
A cambiare ritmo alla marcia fu il gracchiare dei corvi che anticipò una compagnia di uomini durante una sosta. Sopraggiunsero in numero ed armi mentre Artan era intento a mostrare ai bambini come accendere un fuoco, il barbaro sollevò lo sguardo e restò in attesa accigliato.
- Mai visto dei banditi con i mocciosi al seguito - Borbottò quello che pareva il capo
- Perché banditi nun semo - Gli sputò in risposta Artan
- Un barbaro - Commentò un soldato che era sopraggiunto con il nuovo gruppo, il maggiore in grado annuì
- Dove siete diretti - Sbrigativo il primo, mentre i suoi uomini cominciavano a circondare il falò
- Khaywan - Rispose Artan cominciando ad allarmarsi, cercando Jonas con lo sguardo che era accanto ad una tenda, teso anch'egli come la corda di uno strumento
- Immagino che tu sia la mamma - Alludendo di nuovo ai bambini, il capo di quella compagnia armata accennò un ghigno mentre i suoi uomini, dopo aver circondato il falò, posarono le mani sulle else delle spade.
Artan aveva lo sguardo ferino rivolto verso l’uomo che gli rivolgeva la parola, intanto però il suo moncherino si poggiò accanto alla catena appesa alla cintura, stava quasi per agganciare la palla chiodata quando:
- WEWEEEEE LASSAT STA’ E CRIATUR - Kafraghas spuntò fuori dalla tenda facendo trasalire tutti, aveva sostituito i pantaloni mancanti con un telo che gli faceva a mo’ di gonna, un panno gli avvolgeva il capo nascondendo le orecchie a punta ma lasciando cadere i lunghi capelli platino sulle spalle, e visto che c’era si era imbottito pure la camicia all'altezza del petto per darsi delle forme - E FIGGHI MII NUN S’ TOCCAN - mentre a quelle parole i ragazzini spaventati si riunirono intorno l’elfo in cerca di protezione.
Dapprima i soldati trasalirono, poi il loro capo distolse l’attenzione da Artan muovendo qualche passo verso Kaf con aria curiosa - Ma.. Ma.. - L’uomo si grattava perplesso il mascellone cercando di riordinare le idee - Sono tutti figli vostri? -
L’elfo piegò un ginocchio abbracciando i bambini e stringendoli con forse un po’ troppa forza - E SI, SO TUTT FIGLI MIJ, E STAT FACENN METTER A PPAUR SCUORNACCHIAT! - Protestò il travestito sbraitando con la voce elfica che poteva benissimo passare in qualche modo vagamente femminile.
Artan era lì ad osservare la scena con la bocca schiusa ed immobile, Jonas gli faceva eco, l’altro uomo invece si tolse subito l’elmo in segno di rispetto, stringendolo al petto - M.. Mi perdoni signora, siamo soldati di Khaywan, è che queste pianure pullulano di banditi e di goblin, pensavamo avessero rapito questi bambini - Il tono era fra l’incerto e l’esitante, l’uomo parlottava mentre cercava di capire le reazioni della “donna”. Kafraghas si rimise in piedi facendo scappare i bambini nella tenda, un paio di uomini della compagnia traducevano ai commilitoni le parole in quella lingua strana, simile al comune sebbene così diversa, ipotizzarono un dialetto delle Pianure Sanguinarie data la presenza così marcata di Artan, che prese poi la parola dopo essersi schiarito la voce con un paio di colpi di tosse.
- Allò, semo sordati de Hops, avemo attraversato a’ palude ma se semo persi cor tenente nostro, tenemo da annà a Khaywan pe’ na sosta e se dirigemo pe la capitale, e n’tanto vedemo pure se er tenente c’ha lassato a’ staffetta - Il barbaro si affrettò a spiegare la situazione, andando poi ad indicarsi - Io so’ Artan - Poi buttando il pollice dietro la spalla proseguì - Quelli so’ Jonas e Ka.. -
- KARMELA! - Si affrettò a concludere Kafraghas
- Eh, Karmela, sìsì - Annuì Artan
- Ahh, Karmela. Piacere di conoscervi, io sono Palindor - Il capo della compagnia si presentò scavalcando Artan alla bell'e meglio, avvicinandosi con un sorrisone compiaciuto verso l'elfo - Signora, permettetemi di dire che nonostante abbiate avuto tutti questi figli il vostro fisico è ancora impeccabile, ed il vostro viso di una dolcezza infinita -
L’elfo fece un passo indietro, Jonas ficcò la testa nella tenda per controllare i bambini e sghignazzare in pace.
- Psst, che spaccimm tien a rirere - Borbottò il travestito sottovoce, poi sollevò un occhio ad intercettare Palindor che intanto gli si avvicinava ed abbracciò Jonas - Ammor mìj! - Il soldato trasalì ma Kafraghas serrò la stretta fino a fargli male, per poi sussurrare - We, chist m’o vò mett’r accùl -
- Diamine Kafraghas! - Borbottò Jonas facendo morire lì il seguito dell’imprecazione
- Statt zitt - Rincarò l’elfo minacciando il soldato con un coltello nascosto nella manica, l'altro deglutì ed annuì, incassando un sonoro bacio sulla fronte.
Palindor quando fu a pochi palmi da loro si riabbuiò - Vi accompagno a Khaywan - Disse soltanto, Artan annuì, rispondendo per tutti.
Fu un viaggio piuttosto lento, non solo per i bambini che avevano meno tolleranza degli adulti all'adattamento in altri ambienti, ma anche perché il militare che comandava la pattuglia di Khaywan si muoveva in modo da evitare sentieri troppo battuti, di tanto in tanto si fermava e faceva allontanare le sentinelle per una ricognizione, organizzava turni di guardia piuttosto rigidi. Arrivarono ad un punto in cui erano costretti a seguire un fiume, la cosa rallegrò la compagnia perché finalmente potevano farsi un bagno, rifocillarsi di acqua fresca ed avere un fianco protetto. Kafraghas era costretto a lavarsi in disparte con Jonas attaccato al groppone, il soldato di Hops aveva paura di lasciarsi scappare il prigioniero.
Trovarono una porzione di sponda riparata da un tronco collassato su di un grosso masso a formare una parete. Jonas era veloce con la balestra e l’elfo lo sapeva, era ad asciugarsi i capelli con gli abiti ai piedi con tutta calma, dando la schiena al carceriere.
- Ma insomma, quindi saresti un elfo -
- Eh -
- Vi credevano tutti o estinti o in terre sconosciute da millenni -
- Bhò -
- La smetti di rispondermi a monosillabi? Ti sembra tanto strano che siamo incuriositi da qualcosa che non dovrebbe esistere? -
- Vabbuò -
Jonas sbuffò - Come sei arrivato qui -
- Pe mezzo d’à maggìa -
- La magia? -
- A-ahn - Mugugnò l’elfo annuendo
- E come? -
- M’hann iettat dint’o’ futur -
- Cioè vieni dal passato? Una magia ti ha portato qui nel f.. -
Lo stupore del soldato fu interrotto da un rumore sordo, Palindor era lì che li spiava, i suoi occhi su Kafraghas e la sua identità rivelata.
L’elfo restò immobile, Jonas aveva sempre la mano alla balestra anche se con un altro bersaglio.
Silenzio.
Silenzio.