Il buio persisteva anche in quel mezzogiorno d’estate, i raggi s’imbucavano
fra le feritoie ansimando fra il pulviscolo denso delle segrete che ne spegneva
la luce. Respirare l’umido faceva deglutire continuamente e la pelle diventava
densa come miele, rendendo ogni posizione scomoda.
George si rimestava la tempia con le dita, avvolto nella sua tonaca da
sacerdote, un saio pregiato di colore scuro e stretto in vita da una spessa
cintura di cuoio larga quanto un palmo, decorata da lievi rifiniture dorate che
richiamavano gli intarsi del pomello della bastarda al fianco.
- Non ci credo, deve esserci un errore per forza - borbottava il chierico
come se stesse parlando con qualcuno fino a quando quel monologo fu interrotto
dal cigolio della pesante porta di ferro dell’ingresso e dai passi di un gruppo
che si dirigeva nella sua direzione.
- La craniometria corrisponde - arrivò in risposta a Padre Geroge in un
biascico affannato dove poc’anzi si spalancò l’ingresso, parole che vennero
dall’ometto seguito dalle guardie poste ai fianchi e le spalle, questi si fermò
davanti alla cella adocchiando il prigioniero per poi affrettarsi a tamponare
il sudore con un fazzoletto - L’analisi delle pupille pure, l’elasticità della
pelle, l’interrogatorio, il linguaggio - Il nuovo giunto parlava di fretta e si
fermò per necessità avendo terminato il fiato, tant’è che dovette indicare ad
una guardia sventolandole la mano per poter farsi fare luce, scoprendo
finalmente dalle tenebre la figura seduta dietro le sbarre.
Come un soffio sullo strato di polvere, la luce della torcia spazzò via il
buio della cella dal viso di Kafraghas rivelandone il viso più sottile del
normale, le orecchie a punta ed i capelli argentei tirati all’indietro. Gli
occhi non si videro però perché il detenuto, all’avvicinarsi della fiamma, si
affrettò a coprirseli con un braccio malcelando un gemito di dolore.
Il Chierico a quel gesto si sporse ancora più curioso ed impaziente per
osservare il prigioniero, scosse il capo con un po’ di confusione e,
scavalcando con lo sguardo l’ometto, rivolse la sua attenzione anche ad una
delle guardie entrate precedentemente che mostrava dei gradi sulla casacca - Il
linguaggio sebbene fortemente influenzato dalla musicalità e sonorità tipica
della sua razza, risulta in qualche modo comprensibile, come se vivesse nella
società umana già da parecchio. Alcuni vocaboli sconosciuti hanno
caratteristiche comuni ed una cadenza nel dialogo costante, non è possibile che
siano inventati o artefatti. Signori miei - Dopo quelle parole emozionate lo
sguardo del religioso si alternò fra l’ometto e la guardia graduata - Ci
troviamo di fronte ad un elfo! -
- Un ladro - Borbottò il militare facendo un passo avanti - L’hanno beccato
con la casacca piena di salsicce e costolette mentre usciva dal retro della
bottega del beccaio! - Esclamò in conclusione l’uomo con una certa nota di
scetticismo. A quelle parole l’ometto si fece avanti - Che i diavoli vi portino
tenente! Questa creatura può aver rubato per necessità, se ne rende conto? -
anche il Prete si fece avanti, rincarando la dose - Il Maestro ha ragione,
potrebbe essere l’ultimo esemplare di una specie estinta, voi lo sbattete in
cella così? Dovevate interpellarci subito - Terminò Geroge con uno sbuffo, il
militare evitò di controbattere limitandosi a soffiare dalle narici, l’uomo
definito “maestro” adocchiò il religioso sollevando un sopracciglio - Guarda
George, si parla di Esodo degli elfi nelle cronache storiche, non di estinzione
- asserì con una voce sottile sostenendo ancora lo sguardo, l’altro di contro
gli si piegò in direzione del naso, essendo più alto - Voi, Maestro,
dimenticate che nel Tomo sacro si parla di annientamento degli elfi durante la
guerra santa, è grazie al loro sacrificio che noi pos..- Il concetto però fu
interrotto dall’ometto che, stavolta, alzò la voce - Appunto! Il Tomo sacro!
Con tutto il rispetto per Nostro Signore, Padre, ma il Tomo va interpretato, le
cronache del tempo parlano di Esodo, che è una conseguenza dell’annientamento!
Se dovessimo interpretare tutto alla lettera allora noi mangeremmo solo l..- e
nemmeno questa frase trovò senso compiuto dato che incontrò, con tono ancora
più elevato, la protesta dell’uomo di fede - A furia di “interpretare” il Tomo,
voi accademici state spingendo la nostra società verso la dissoluzione più totale!
-
- Ma quale dissoluzione! I tempi sono cambiati! -
- Allora giustifichiamo anche il furto adesso? Chiunque pure con le
orecchie a punta è tenuto a rubare? -
- MA se un MINUTO FA eravate d’accordo con me? -
- PER UNA VOLTA che sono d’accordo con voi vedete che succede? Mostro il
fianco e vi approfittate della mia debolezza! -
- Siete solo invidioso perché a corte, quando c’è da SAPERE DAVVERO
QUALCOSA chiamano il sottoscritto, e non voi! -
- ADESSO BASTA! - Tuonò il militare con gli occhi iniettati di sangue - Che
ne facciamo di questo ...Elfo? -
Intanto l’elfo era lì, con lo sguardo sollevato, gli occhi ambrati che
riflettevano la luce della torcia in una maniera simile alle retine dei gatti,
schiuse le labbra inspirando lentamente, come a prendere fiato prima di
parlare, e quel gesto fu imitato anche dai presenti che si zittirono
improvvisamente, notando la volontà dello strano prigioniero di esprimersi.
Infine, la voce fuoriuscì dalle corde vocali, vibrando tonalità che quel mondo,
probabilmente, non sperava più di udire.
- MA MOKK A KIVEMMUORT, MA KE SPACCIMM, MA ME VULIT FA ASCI’ ACCA’ DINT? PE
DOJE SASICCE ME STAT RUMPENN O’ CAZZ A DOJE ORE! E K MARONN’! -
Fu il Tenente a rompere il silenzio dopo le parole di Kafraghas, calato un
po’ per lo stupore di sentire quella lingua straniera, un po’ per la lentezza
nel comprendere il linguaggio della creatura mischiato al Comune, l’idioma in
voga in quell’area geografica.
- C’è da prendere una decisione qui - Lo sguardo dell’uomo d’arme saettò sui
suoi due “colleghi”, esortandoli spazientito.
- Ovvio, tradurremo il prigioniero verso l’accademia di Hoverdell, così da
poter redigere un rapporto dettagliato da presentare al governo -
- Ma siete impazzito? - George sputò le parole come se avesse estratto la
bastarda che aveva al fianco - Un viaggio così lungo è pericoloso, meglio
portarlo alla città sacra di Jopelyn, i sacerdoti della Parola sapranno
certamente interfacciarsi con la reggenza nel modo migliore -
- Ma sentitevi! - Protestò il Maestro - Come volete che si interfaccino i
preti? Finiranno per darlo alle fiamme, altroché! -
- Ma per chi ci avete presi? Per dei trogloditi? Le persecuzioni degli
eretici sono un ricordo, e poi questo è un elfo, non un eretico! -
- Ma cosa volete saperne voi di anatomia? Medicina? Voi che eseguite
complessi rituali per curare un raffreddore, quando basta l’alchimia! -
- Vi fate fregio di rimedi rapidi, ma se vi diamo l’elfo sicuramente ci
mettereste anni prima di redigere un rapporto! -
- Ditemi la verità George! Voi volete l’elfo solo per affibbiarvi un
qualche merito di provvidenza con il Patriarca! -
- Sentite chi parla! Già vi vedo!: “Maestro Ugard della Contrada, Reggente
della prima università di Hoverdell, il suo trattato sugli elfi è il libro di
maggior successo nella storia!” -
- MA COME OSATE? LA CONOSCENZA! -
- BLASFEMIA, CONOSCENZA INTERESSATA LA VOSTRA! -
- PER AMORE DELL’ALTISSIMO! GIURO CHE ADESSO VI SBATTO IN CELLA CON L’ELFO
- La voce del tenente quasi spaccò i muri mentre i suoi occhi roteavano
all’indietro in una silente invocazione, poi, dopo essersi ricomposto ed aver
tossicchiato un paio di volte, riprese il discorso - Essendo Il Maestro,
massima espressione dell’autorità accademica qui ad Hops, ed essendo Padre
George massima espressione del clero qui, sempre ad Hops, ed essendo Hops il
fottuto villaggio dove IO sono l’autorità massima in termini di SICUREZZA, e,
secondo la legge, sono tenuto a consultarvi ma, alla fine, in meriti di
sicurezza beninteso, fare quello che ritengo giusto: il prigioniero lascerà la
cella sotto custodia domani, avrà le fattezze celate onde evitare di agitare la
plebe e sarà posto su di una carovana organizzata da me medesimo verso la
Capitale, lì sarà direttamente il Reggente con il consiglio a decidere il da
farsi con il prigioniero - Dopo quelle parole, il Tenente sembrava esausto.
- Verrò con voi - Ugard non perse tempo.
- Anche io - E nemmeno George.
- Metterò uno dei miei uomini come guardia personale ed interprete per il
prigioniero - Sentenziò il tenente, gli altri due incrociarono scettici lo
sguardo fra di loro, il militare si sentì in dovere di aggiungere - Sicché
nessuno travisi la lingua ambigua del prigioniero per proprio tornaconto, uno
dei miei uomini era un bandito delle pianure sanguinarie, in quelle terre
remote parlano un dialetto arcaico, è la cosa più vicina che ho sentito a
questo “elfico” -
Gli altri due incassarono ed annuirono, se non altro non erano stati
obbligati a restare ad Hops, Kafraghas vedendo gli uomini allontanarsi tirò un
sospiro di sollievo e poggiò la nuca contro il muro.
- Assafà à marònn -
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